Chi mangia piano va sano e va lontano!
Assaporare il cibo invece di “divorarlo” non solo permette di gustare ciò che si mangia in maniera adeguata, ma fa bene alla salute! La velocità di masticazione influirebbe, infatti, sulla quantità di cibo che si assume. La Giornata Mondiale della Lentezza, dal 7 al 13 giugno 2015, celebra anche la buona abitudine di nutrirsi senza fretta.
La velocità del mangiare incide sul senso di sazietà
È quanto hanno rilevato i ricercatori del Centro di Ricerca Nestlé (NRC) grazie a una serie di studi svolti in collaborazione con l’Università di Wageningen, nei Paesi Bassi, che hanno analizzato la correlazione tra le caratteristiche di un pasto, la velocità di masticazione del cibo, il senso di sazietà e, di conseguenza, l’assunzione di nutrienti e calorie.
Lo studio dimostra infatti che i cibi più morbidi, come le puree di verdure, le lasagne e i pomodori pelati, che vengono ingeriti in grandi bocconi e sottoposti a pochi atti masticatori, hanno un tasso assunzione al minuto considerevolmente maggiore dei cibi solidi. In quest’ottica risulta quindi meno appagante per l’appetito una porzione di purè che viene masticata solo 27 volte contro la stessa quantità di patate che necessita di 488 atti masticatori.
I ricercatori hanno di conseguenza dimostrato che i cibi ingeriti in piccoli morsi e masticati per lungo tempo aumentano il senso di sazietà riducendo quindi le quantità di cibo assunte: i volontari che hanno mangiato verdure e bistecca hanno consumato il 10% in meno rispetto a quelli che hanno mangiato il passato di verdure e la bistecca in pezzi. Inoltre quest’ultimo pasto è stato consumato il 20% più velocemente del primo per un equivalente di 10g di cibo ingerito in più al minuto.
Mangiare con lentezza è una buona abitudine alimentare che non sembra appartenerci
I dati della sesta edizione dell’Osservatorio Nestlé-Fondazione ADI, sugli stili di vita e le abitudini alimentari degli italiani, dimostrano come andare di corsa è una pessima abitudine che portiamo anche a tavola, sin da giovani: la durata media di un pranzo del campione più giovane è di soli 22 minuti per il pranzo, e addirittura 1 ragazzo su 5 pranza in meno di 15 minuti!
Questione di tempo o si è un po’ perso il valore della convivialità? Probabilmente entrambe le risposte sono corrette ma dallo studio emerge come lo stare a tavola venga considerato un’occasione da trascorrere in famiglia solo dal 60% dei giovani intervistati e ben il 33% del campione associa il pranzo e cena a momenti di soddisfazione di una necessità prettamente fisica.
Lo studio dei ricercatori su lentezza nel mangiare, sazietà e fattori dell’appetito
Lo studio pubblicato recentemente su Appetite, lo studio prosegue le prime interessanti conclusioni rese note a fine 2012 in merito alla centralità della stimolazione oro-sensoriale sul senso di sazietà. La più recente analisi ha indagato, in una prima fase, l’influenza della dimensione dei morsi e della durata della masticazione nella soddisfazione della fame e, di conseguenza, sulle calorie assunte; in una seconda fase, la variabile della forma della pietanza servita come variabile decisive per spegnere l’appetito. Nel dettaglio, la prima fase dello studio ha analizzato le caratteristiche del processo di masticazione durante l’assunzione di 35 cibi solidi che normalmente compongono un pasto caldo. Tra questi: verdure (patate bollite, broccoli, carote), carne e cibi pronti (pollo, tofu, lasagna, pizza), snack (patatine, bastoncini di pesce). Ai volontari è stato chiesto di mangiare 50 grammi di ogni pietanza, 7 delle quali assunte per 5 giorni consecutivi. Le registrazioni video dei volontari sono state utilizzate per calcolare per ognuno dei 35 alimenti, la quantità di cibo assunto per morso e in totale, il numero di morsi e gli atti masticatori per minuto e la complessiva durata del processo di masticazione. Una seconda fase dello studio si è concentrata sull’influenza della forma in cui viene consumato il cibo sulle quantità assunte: un pasto composto da bistecca al sugo, carote e patate è stato servito fino al raggiungimento della sazietà a dei volontari. Il primo gruppo lo ha ricevuto in forma usuale (bistecca e tuberi interi) il secondo come composto di carne a pezzi e purea di carote e patate. I volontari hanno dichiarato il proprio senso di sazietà prima e dopo il pasto. L’assunzione di cibo è stata misurata e comparata tra i diversi gruppi e sul singolo individuo.
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