I nonni e le nonne italiani sono sempre più coinvolti nella vita familiare delle nuove generazioni e sono chiamati a tenere ritmi frenetici anche tutti i giorni, per questo è importante averne cura, aiutandoli nel preservare la loro autonomia fisica dal normale declino: il 77% di loro dichiara infatti di sentirsi ancora utile, soprattutto se può partecipare alle faccende domestiche, e il 35% pone proprio l’accento sull’autonomia come elemento chiave del benessere [1].
Uno dei maggiori limiti portati dal normale invecchiamento si chiama sarcopenia e determina la riduzione sia della massa che della forza muscolare. Ciò comporta inevitabilmente la perdita di indipendenza nello svolgimento delle normali attività quotidiane e dunque la riduzione della qualità della vita . Data l’incidenza della sindrome, che tocca circa il 20% degli adulti di età pari o superiore ai 65 anni, i ricercatori del Nestlé Research, in collaborazione con accademici dell’Università di Tolosa in Francia e dell’Università della Florida negli Stati Uniti, hanno cercato di individuare strumenti diagnostici e strategie terapeutiche precoci che possano aiutare a migliorare la funzione muscolare e la sarcopenia.
Dai risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Nature Medicine, è emerso che il segreto per un invecchiamento in buone condizioni di salute risiede nell’apelina, ormone naturale al 100% secreto dalla contrazione dei muscoli durante l’esercizio fisico. Ma non solo: i ricercatori hanno ipotizzato che questo ormone possa servire sia per la diagnosi precoce che per la terapia di questa patologia. La produzione di questo ormone naturale, indotto dalla contrazione muscolare, infatti, se da una parte si riduce proporzionalmente con l’avanzare dell’età, è anche positivamente associata agli effetti benefici dell’esercizio fisico nelle persone anziane.
I risultati delle ricerche hanno evidenziato che nelle persone anziane le cellule staminali muscolari perdono la capacità di rispondere alle segnalazioni proveniente dall’apelina. Tuttavia, una volta ripristinata la segnalazione dell’apelina, essa promuove la guarigione muscolare, attivando la capacità rigenerativa delle cellule staminali muscolari e, allo stesso tempo, migliora significativamente la forza muscolare. Di fronte a questi risultati, i ricercatori hanno concluso che il miglioramento del segnale di apelina attraverso l’uso di nuovi approcci terapeutici, inclusi gli integratori nutrizionali, potrebbe agevolare un migliore invecchiamento muscolare. Inoltre, i livelli ematici di apelina potrebbero essere utilizzati anche come biomarcatori per la diagnosi precoce di sarcopenia e per comprendere meglio l’efficacia delle soluzioni nutrizionali e dei programmi di allenamento.
Questi risultati di ricerca sono importanti in quanto potrebbero essere applicati per aiutare gli anziani a migliorare la funzione muscolare: ciò aumenterebbe la loro autonomia fisica, ritardando così la perdita di funzionalità motoria legata all’età. Invecchiando, infatti, la composizione corporea comincia a modificarsi, l’attività fisica tende a diminuire e questo causa cambiamenti nella composizione corporea. Se a questo si aggiunge un cambiamento della dieta (o del proprio stato nutritivo per problemi di salute), la massa muscolare comincia a calare e si è più predisposti agli infortuni accidentali, dolori cronici alle giunture e minore tolleranza agli interventi chirurgici.
“La produzione di apelina durante l’esercizio fisico diventa inefficiente quando si invecchia” - afferma Jérôme Feige, capo del dipartimento di salute muscolo-scheletrica al Nestlé Research e uno degli autori dello studio - “tuttavia, fornire apelina terapeuticamente può aiutare a rendere i muscoli degli anziani più giovani ed efficienti”. Ci sono dunque molti cambiamenti dovuti all’invecchiamento e controlli regolari della composizione corporea possono fornire un quadro accurato di cosa realmente sta avvenendo alla massa muscolare, permettendo così di concentrati sulla composizione corporea piuttosto che sul peso.
La sarcopenia è quindi un forte fattore di rischio per declino cognitivo che accelera in caso di inattività fisica ma è possibile contrastare attivamente e tempestivamente la progressione in molti modi virtuosi. Un'ora di camminata veloce al giorno, a ogni età, è il miglior alleato della longevità in salute, con dati clinici molto convincenti. L'effetto protettivo inizia anche a cinquant'anni, e perfino a sessanta: non è mai troppo tardi.[1]“I Senior di oggi in Europa. Sentirsi utili per invecchiare bene” condotto dalla società di ricerca Ipsos 2018
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